Pompei si dotò, già a partire dal VI secolo a.C., di una fortificazione, che fu rafforzata e integrata più volte nel corso del tempo fino al I secolo a.C. Tuttavia non sempre riuscirono a garantire protezione, come avvenne durante l’assedio di Silla che portò alla presa della città e alla riduzione a colonia romana. Proprio in questo tratto di mura tra Porta Ercolano e Porta Vesuvio sono ancora visibili i segni dei proiettili lanciati dalle catapulte dell’esercito di Silla. In questa occasione vennero effettuati numerosi rifacimenti della cortina esterna, danneggiata nelle precedenti vicende storiche e, soprattutto, furono aggiunte al circuito delle fortificazioni una serie di torri di guardia, poste ad intervalli più o meno regolari, a cavallo della cortina. Con il consolidarsi dell’autorità di Roma e il venire meno di pericoli esterni, la funzione difensiva delle fortificazioni andò diminuendo d’importanza e le mura acquistarono un valore monumentale e simbolico, urbanistico piuttosto che strategico.
La torre di Mercurio è il luogo più alto del Parco Archeologico di Pompei da cui, attraverso una vista mozzafiato su tutto il settore nord-occidentale della città antica, se ne può comprendere la posizione strategica tra il Vesuvio, il mare e la valle del Sarno. Le fortificazioni, rispetto ad altri resti archeologici, presentano caratteristiche specifiche dal punto di vista architettonico, conservando la propria identità urbana e costituendo un raro documento sull’organizzazione costruttiva e sull’articolazione spaziale delle strutture difensive sannitiche, aggiornato tra fine del II inizio primo secolo a.C. Il nodo distributivo riveste una particolare importanza nel contesto poiché la torre dovrebbe costituire una tappa irrinunciabile nella visita del sito, in quanto luogo di osservazione privilegiato per la città e il paesaggio. In effetti, la strategia progettuale intendeva soprattutto potenziare, riordinare e valorizzare il sito, rendendone leggibili e intellegibili le qualità in esso presenti. La Torre di Mercurio, in buona parte ricostruita, si eleva per due piani fuori terra e tre livelli di calpestio inclusa la copertura praticabile, dalla quale si può godere di un panorama unico del sito di Pompei. Tutte le operazioni di restauro e di adattamento del contesto erano, pertanto, finalizzate alla migliore godibilità del bene e alla sua valorizzazione, e accordati in una armonica strategia d’intervento in cui si sono considerati gli effetti locali in una valutazione complessiva rispetto all’immagine del manufatto in se e nel rapporto col contesto. In tale valutazione non sono ovviamente stati trascurati gli aspetti della sostenibilità, dei materiali e del rapporto col contesto, non solo archeologico ma anche naturalistico, e dell’accessibilità, nel rispetto della normativa ma soprattutto nell’etica di consentire una fruizione quanto più inclusiva.
Il progetto di restauro di Torre Mercurio comprende la porzione settentrionale delle fortificazioni di Pompei tra la torre X e la torre XI, detta di Mercurio appunto, che per la sua collocazione e il suo stato di conservazione rappresentano uno dei tratti più significativi della cinta difensiva di Pompei.
Questo tratto murario è stato sottoposto a numerose indagini a partire dal 1811, quando vennero effettuati primi, parziali tentativi di scavo per liberare il prospetto esterno della cinta muraria, ed è ancora oggi oggetto di studi e ricerche. Il cantiere è stato, infatti, accompagnato da un piano di indagini e di studio finalizzato alla diagnosi e all’approfondimento della conoscenza per meglio indirizzare le scelte operative. Durante i lavori sono stati inoltre riaperti due saggi già condotti nel 1927-29 da Amedeo Maiuri, allo scopo di sondare le fasi più antiche della fortificazione della città e il suo impianto urbanistico. Particolarmente interessanti sono le tracce dei solchi delle macchine da guerra utilizzate per la difesa durante l’attacco di Silla dell’89 a.C., emerse lungo il camminamento di ronda. Inoltre, le indagini archeologiche, coordinate dal Dott. Federico De Feo hanno mostrato che dove ora si trova la Torre di Mercurio, fino al IV sec. a.C. c’era una porta della città, che fu poi obliterata, dato, questo, che apre prospettive stimolanti non solo sull’impianto urbano della Pompei più antica, ma anche sullo spazio all’esterno delle mura.
Il tratto di mura e le due torri che lo contengono, erano caratterizzate, all’avvio dei lavori, da un complesso articolarsi di differenti problematiche conservative. Le murature costituite da diversi materiali presentavano tutte quelle casistiche coerenti con un sito archeologico in ambiente marino e, pertanto, lo stato di conservazione era fortemente compromesso per problemi legati prevalentemente a crescite radicali e biologiche, erosione, efflorescenze saline e forti problematiche di carattere strutturale. In particolare i blocchi costituenti le cortine murarie, costituiti da diversi materiali, lapidei e tufacei, hanno richiesto importanti interventi di messa in sicurezza e conservativi. L’intervento portato a termine dalla De Feo Restauri mirava quindi alla rigorosa conservazione del settore settentrionale delle fortificazioni, specie per quanto attiene le parti antiche venute alla luce durante gli scavi della prima metà del Novecento. Gli interventi eseguiti rispettano la filologia della percorrenza del pomerio esterno sia delle torri sia delle mura; la stessa cosa vale per la percezione che si ha nel percorso di avvicinamento alle torri dalla via del Labirinto e da via di Mercurio. Elemento fondante del progetto per la fruizione della Torre XI è la “musealizzazione” dell’area posta a meridione.