Seppure l’ingresso oggi utilizzabile per accedere alla Casa non sia quello principale, attraverso il quale questa si presentava in antico ai suoi ospiti, appare subito evidente, scendendo dalla rampa del viridario, la sequenza di ambienti chiusi ed aperti, zone porticate e a verde che dovevano ricreare, all’interno di un’area di sedime non troppo estesa (circa 540 mq), una spazialità che riporta all’immagine di residenze con uno spiccato carattere rappresentativo e monumentale.
Il modello, probabilmente adottato nell’ultima fase edilizia della casa, è infatti quello di gusto ellenistico delle ville dell’otium caratterizzate da un’alternanza di spazi coperti, ed aperti, aree a verde, fontane, ecc.
La Casa di Cerere rappresenta un modello di abitazione estremamente raffinato, anche sotto il profilo architettonico, proprio per il rispetto delle proporzioni tra i diversi spazi, per la loro sequenza compositiva e soprattutto per la ricchezza degli apparati decorativi che ci forniscono un quadro pressoché completo, ricostruibile quasi in toto, relativo alla situazione della Casa “congelata” con l’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C.
Le elevate qualità compositive degli spazi architettonici, che nell’ultima fase edilizia registrarono probabilmente la sola trasformazione inerente l’eliminazione del secondo piano, e il cambio di destinazione d’uso di alcuni ambienti, si fondono in maniera naturale e non scontata con le decorazioni parietali e pavimentali; la spazialità interna degli ambienti è creata attraverso soffitti che declinano, ad esempio nei cubicola, lo spazio dell’alcova da quello dell’anticamera, o che propongono ambienti con volta a crociera, esempio assai raro a Pompei. Questi aspetti, sinteticamente descritti, hanno rappresentato la base delle scelte progettuali e di intervento che, al di là delle necessarie azioni conservative applicate su tutti gli apparati decorativi, hanno mirato ad offrire ai futuri visitatori un’immagine anche ricostruttiva filologica della spazialità originale degli ambienti, in modo tale da consentirne un apprezzamento estetico complessivo: volumi, colori e materiali.
Volendo restituire un’immagine della Casa più vicina possibile a quella del 79 d. C., con l’intervento di restauro scientifico e ricostruzione filologica appena conclusosi, ad opera della nota Impresa De Feo Restauri di Roma, ci si è posti l’ambizioso obiettivo di ricreare la spazialità originaria, il gioco di chiaro-scuro che caratterizzava i diversi ambienti, le connessioni vitali degli stessi e tutti quegli aspetti dell’ “abitare comune” che caratterizzavano il viver quotidiano di una ricca famiglia pompeiana di oltre 2000 anni fa.
Testi e immagini: Federico De Feo Project Manager; Luca De Feo Ingegnere e Architetto.